ENURESI ED ENCOPRESI
(Francesco ROVETTO)
L'educazione alla minzione
Quando nasciamo siamo tutti incontinenti, poiché perdiamo senza
controllo ed in modo automatico feci ed urine, con un meccanismo riflesso del
tutto involontario.
Da un grafico di distribuzione dell'incontinenza della primissima
infanzia (Rovetto, 1987) si vede, però, che circa metà dei bambini di due anni
riesce a trascorrere la notte senza bagnare il letto.
Potremmo allora concludere che a due anni e mezzo il comportamento
enuretico può essere considerato patologico? Certamente no. E ciò sia perché
non tutti abbiamo tempi uguali nella nostra evoluzione sia perché il disturbo
mostra di avere, fino ai cinque anni, un tasso di remissione spontanea
straordinariamente alto, ed in genere non occorre quindi alcun intervento per
venire a capo del problema.
È probabilmente che, per questo motivo, moltissime terapie prive di
base razionale o sperimentale, quali le benedizioni, le diete asciutte, e
l'ingestione di topi fritti, si sono acquisite nel tempo una certa fama di
efficienza su pazienti che, verosimilmente, sarebbero "guariti"
indipendentemente.
È quindi prudente attendere i sei anni prima di proporre un intervento
terapeutico in quanto, essere enuretici prima di tale età, in fondo non è particolarmente
traumatico o insolito ed inoltre non si riuscirebbe a capire se la risoluzione
del problema deve essere attribuita all'intervento o al semplice processo di
accrescimento.
Anche rifiutare in modo drastico un aiuto ad un genitore preoccupato
per "l'enuresi" del proprio bambino di due anni, però, può essere un
errore. Un colloquio con questi genitori, senza il bambino, può essere
l'occasione per svolgere un compito preventivo insegnando loro principi di
educazione all'igiene personale e, d'altra parte, può permettere di evidenziare
dinamiche familiari alterate o atteggiamenti perfezionistici potenzialmente
deleteri per l'educazione del bambino.
Una prima indicazione da fornire a questi genitori riguarda il fatto
che è improbabile che il figlio riesca ad apprendere strategie di autocontrollo
igienico prima dell'età in cui non riesce a stare in piedi autonomamente.
L'educazione alla minzione nel vasino dovrebbe essere organizzata come un
gioco, cercando di identificare i segni di "bisogno" del bambino
(gambe incrociate, compressione delle mani sul pube, ecc.). Il mettere il
bambino sul vasino dovrebbe essere accompagnato da spiegazioni su ciò che ci si
aspetta da lui, senza eccessive imposizioni, lodandolo per l'eventuale successo
ed evitando di punirlo per gli inevitabili "incidenti" o
"rifiuti".
Feci ed urina non dovrebbero essere trattati con disgusto in quanto il
bambino, generalmente, mostra di essere alquanto orgoglioso della sua
"produzione" poiché, essendo incontinente fin dalla nascita, non ha
certo le reazioni di schifo ed imbarazzo di un adulto di fronte ad un eventuale
incidente e quindi difficilmente capirà commenti fatti in questo senso. (Per
ulteriori approfondimenti rimando a Rovetto 1987).
Trattamento dell'enuresi
Trovandosi di fronte ad un'enuresi oramai consolidata in un bambino di
sei anni o più, è quindi utile proporre un intervento.
Come primo passo dell'assessment si suggerisce ai genitori di
procurarsi in contenitore graduato di plastica della capacità di circa 300 o
500 cc, da tenere nel gabinetto, per misurare il volume dell'urina emessa dal
bambino, scrivendo su un foglietto volume ed orario della minzione.
Si cercherà inoltre di avere la collaborazione del bambino in modo di
poter annotare, nell'arco di 15 giorni, l'orario delle minzioni anche al di
fuori dell'abitazione.
Questa base‑line potrà fornire delle indicazioni preziose per
l'intervento.
Vi sono infatti bambini che orinano 10 o più volte al giorno e mostrano
di non avere quasi mai un'autonomia superiore ad un paio d'ore o a 100 cc. In
una notte si producono 200-250 cc di orina, la vescica di questi soggetti ha
quindi una capacità così modesta da non consentire di trascorrere una notte
senza orinare una o due volte e quindi, in pratica, senza bagnare il letto.
In altri casi, invece, la vescica mostra di avere una capienza adeguata
(ad es. minzioni di 200 cc durante il giorno) ed un'adeguata autonomia (ad es.
4‑5 ore durante il giorno), ma la presenza di un sonno molto profondo
(caratterizzato da lunga permanenza in fase 4) rende probabilmente difficile il
risveglio e la continenza notturni.
In altri casi, infine, vi sono bambini che mostrano di avere delle
vesciche alquanto instabili e molto reattive di fronte ad eventi di tipo
emotivo (ad es. litigi in famiglia, separazioni, difficoltà scolastiche).
È importante, infine, differenziare fra casi di enuresi primaria,
in cui il bambino non ha mai acquisito il controllo della minzione, e casi di enuresi
secondaria, in cui i bambini riprendono a bagnare il letto dopo un lungo
tempo di continenza (ad es. 6 mesi, 1 anno).
Il trattamento terapeutico dovrà essere basato sui risultati di questa
fase di assessment, proponendo ovviamente strategie differenti a seconda delle
caratteristiche del problema.
Per i bambini che mostrano di avere una vescica di modestissima
capienza, ad esempio, saranno proposti esercizi specifici volti ad aumentare la
capacità di quest'organo; per quelli che tendono ad avere un sonno troppo profondo, invece, saranno utili
accorgimenti volti a ridurre la durata della fase 4 o ad insegnare al ragazzo a
riconoscere i segnali interni che la vescica emette prima di iniziare la
minzione.
Le tecniche terapeutiche fondamentali
Le principali tecniche terapeutiche per l'enuresi, sono state progettate
per rispondere in modo diretto alle esigenze che emergono da una attenta
valutazione del caso.
Queste strategie non sono infallibili, ma ricerche accurate (Dische,
1973; Lovibond, 1964; Doleys, 1977) mostrano che oltre l'80% dei casi può essere curato con un numero assai ridotto
di visite. È utile limitare il numero delle sedute fatte con i bambini per
evitare di indurre un senso di patologia
("se ho avuto bisogno di tante visite, vuol dire che, fin da piccolo,
avevo dei grossi problemi") ed, in secondo luogo, per contenere il costo
economico ed emotivo dell'intervento.
Le tecniche di cui parleremo
sono in genere brevi e piuttosto divertenti, inoltre sono molto chiare nei loro
scopi e nella loro esecuzione, evitando al
bambino ed alla famiglia di cadere in malintesi (ad es. ipotizzare
conflitti profondi, turbe di personalità, aggressioni genitoriali, ecc.).
Per il restante 15 o 20% dei casi, in cui queste strategie non hanno
effetto, è opportuno invece intervenire con tecniche più approfondite, trascurando
eventualmente il comportamento enuretico qualora questo appaia essere realmente
un epifenomeno di problemi più complessi.
Non si tratta quindi di tecniche che hanno la pretesa di risolvere
tutti i problemi di questi pazienti, ma che permettono di dare un valido aiuto
per quella maggioranza dei casi in cui l'enuresi è causa di problemi
psicologici (come vergogna, insicurezza, rifiuto di occasioni sociali, ecc.) e
non già conseguenza di essi.
1. Strategie volte ad aumentare la capienza della vescica: secondo
Kimmel e Kimmel (1970) può essere utile insegnare al bambino a segnalare il
momento in cui sente il bisogno di
andare al gabinetto per orinare.
Da tale momento la mamma, o chi per essa, suggerirà al bambino di
attendere due minuti; progressivamente,
dopo alcuni giorni, questo periodo verrà fatto aumentare (quattro, sei, otto minuti, ecc.).
Gli autori hanno notato che, arrivando ad un ritardo di circa 30‑40
minuti rispetto al momento del bisogno iniziale di orinare, il bambino
risulterà essere più capace di controllare l'emissione di urina, riducendo
notevolmente il numero delle minzioni durante il giorno ed eseguendole di
volume assai maggiore.
A questo punto, generalmente, cessa l'enuresi notturna.
Questa tecnica funziona su casi selezionati, in cui vi sia una vescica
di volume ridotto, ed è applicabile soprattutto con bambini più piccoli che
possano restare sotto il controllo diretto e continuo di una figura adulta.
L'applicazione di questo programma ha messo in evidenza un problema
fondamentale: l'incremento costante del ritardo non è del tutto fisiologico in
quanto, nei primi giorni, può risultare difficile e penoso anche un ritardo di
due minuti, mentre nelle settimane successive, quando la vescica si è già un
po' dilatata, un aumento di questa entità è quasi insignificante.
Per superare questo ostacolo Azrin e Azrin (1976) hanno proposto un accorgimento piuttosto semplice:
utilizzando il contenitore graduato già usato in fase di assessment, si chiede al bambino di segnare con il
pennarello il livello massimo raggiunto.
Lo si invita poi, molto semplicemente, a battere il proprio record. Il
rinforzo, in questo caso, è prevalentemente informazionale, basato cioè sulla soddisfazione del ragazzo
che constata i suoi progressi, anche se è possibile prevedere dei rinforzi
tangibili per i successi conseguiti.
Generalmente l'enuresi notturna cessa quando il ragazzo raggiunge,
stabilmente, la capacità di fare minzione di circa 200 cc.
Per facilitare i progressi nelle ultime fasi di entrambe queste tecniche
di ritenzione urinaria progressiva, si suggerisce al bambino di bere molto
durante il giorno.
2. Sistemi per facilitare il risveglio notturno: la tecnica
principale è quella descritta come "Bell and Pad", che ha origini
assai antiche, essendo stata descritta da Mowrer e Mowrer nel 1938. La tecnica
si basa sull'uso di un allarme acustico che suona immediatamente quando il
bambino, nel sonno, emette le prime gocce di pipì. Il risveglio deve essere
immediato e, grazie al progresso dell'elettronica, sono attualmente disponibili
apparecchi assolutamente sicuri e di rapido funzionamento.
Successivamente al risveglio il bambino dovrà alzarsi, andare al
gabinetto e completare la minzione; se necessario dovrà anche lavarsi,
cambiarsi e aiutare i genitori a rifare il letto.
Anche questa componente leggermente "avversativa" sembra
avere efficacia nel contribuire
all'esito della terapia (condizionamento operante).
L'aspetto cruciale, comunque, sembra essere costituito dal risveglio
rapido, mentre la minzione è in corso, in quanto, dopo un numero relativamente
ridotto di tali associazioni, il ragazzo impara a distinguere le contrazioni
vescicali che precedono la minzione ed a risvegliarsi
"automaticamente" prima che tali contrazioni si organizzino in una
minzione (condizionamento classico).
La terapia deve essere protratta per circa due mesi, anche se i
risultati di solito si manifestano nei primi 15 giorni poiché, solo recuperando
le eventuali prime ricadute, il comportamento enuretico si estingue in modo
duraturo.
3. Tecniche farmacologiche: l'uso del Tofranil (Imipramina, un
antidepressivo triciclico) alla dose di 0,8 mg per Kg. di peso del paziente,
somministrato in dose unica serale, circa sei ore prima dell'orario abituale
dell'incidente enuretico (Rovetto, 1987), consente di raggiungere
contemporaneamente tre obiettivi:
‑ si rilassa il detrusore, ovvero il muscolo che circonda la
vescica, e ciò rende assai più capiente la vescica stessa;
‑ si aumenta, sia pur di poco, il tono dello sfintere uretrale,
vero e proprio muscolo a rubinetto che chiude la fuoriuscita dell'urina dalla
vescica;
‑ si riduce in modo significativo la profondità del sonno.
Questi effetti sinergici fanno sì che il soggetto, spesso in meno di
una settimana, diventi continente durante la notte.
Questa tecnica non arreca il disturbo notturno tipico del Bell and Pad
e non è certamente lenta ed impegnativa come
le tecniche di ritenzione urinaria progressiva, ma vi è un alto tasso di
ricadute alla sospensione del trattamento.
Per questo alcuni autori
propongono terapie piuttosto lunghe, la sospensione graduale del farmaco
e, dopo la interruzione del problema, la somministrazione di carichi di liquidi
serali per insegnare al soggetto a risvegliarsi durante la notte e recarsi al
gabinetto per evitare l'episodio enuretico.
Un altro limite della terapia è costituito dal fatto che è
prevalentemente passiva, poiché il paziente può attribuire il successo del
trattamento al farmaco, piuttosto che al proprio impegno personale, ricadendo
più facilmente nel disturbo.
Compito del terapeuta sarà quello rivalutare il ruolo del bambino nel
processo di guarigione, particolarmente nel periodo in cui il farmaco viene
gradualmente ridotto.
Sono possibili interventi in caso di enuresi in soggetti gravemente
ritardati .
È possibile, infine, prevedere l'associazione tra diverse modalità di
intervento, a questo proposito può essere utile tener presenti alcuni dei
concetti guida illustrati nella tab.
Prendendo in esame l'associazione tra intervento farmacologico e le
altre forme di terapia, possiamo vedere come in alcuni casi si possano
potenziare reciprocamente, questo ad esempio è il caso delle tecniche di
ritenzione urinaria progressiva. Il farmaco rende assai meno contratta la
vescica e ciò consente di aumentarne più facilmente il volume. Incongrua invece
la associazione tra l'intervento farmacologico e l'uso dell'allarme acustico.
Quest'ultimo agisce infatti proprio in quanto mette in evidenza gli
"incidenti" trasformandoli in occasioni di apprendimento, il farmaco
invece agisce impedendo gli "incidenti", quindi i due interventi
limitano la rispettiva efficacia. In alcuni rari casi questa associazione può
essere ragionevolmente proposta, ad esempio, quando un ragazzo in cura con
l'allarme acustico deve andare in viaggio e deve quindi interrompere il
trattamento in quanto in albergo sarebbe assai poco piacevole svegliare gli
altri ospiti col fischio assordante del segnalatore, così come, d'altra parte
sarebbe assai imbarazzante bagnare il letto. La proposta del farmaco in casi
come questi può aumentare notevolmente la probabilità di fare una vacanza senza
incidenti e, se necessario, al ritorno si riprenderà con la terapia precedente.
Solo la conoscenza delle numerose terapie disponibili, delle caratteristiche e
delle necessità dello specifico paziente, ci metterà in grado di impostare un
intervento adeguato.
Encopresi
Va sfatato, innanzitutto, il luogo comune secondo cui l'encopretico
sarebbe un soggetto sporco che, volontariamente, si defeca nei vestiti.
In effetti, la maggioranza degli encopretici sono soggetti stitici, che
cercano in ogni modo di trattenere le
feci, anche quando non possono far a meno di emetterle (spesso lo fanno a
natiche serrate ed in posti inconsueti come sopra un letto, sotto un tavolo,
con la schiena appoggiata contro un muro, ecc.).
La condizione di stitichezza cronica e di cronica ritenzione, infatti,
causa l'indurimento delle feci, fino a far diventare estremamente dolorosa la
defecazione, che viene eseguita solitamente con estrema cautela ed in posizioni
antalgiche.
Da un punto di vista terapeutico il primo provvedimento consiste
nell'analisi ed eventualmente nella normalizzazione della dieta della dieta di
questi soggetti che, in genere, risulta priva di scorie.
L'integrazione dell'alimentazione con frutta e verdura e l'educazione
dei soggetti a defecare in orari relativamente fissi della giornata,
generalmente 10 o 20 minuti dopo uno dei pasti (quando è più intenso il
riflesso gastro‑colico) costituiscono accorgimenti spesso utili per la
terapia.
Per raggiungere tali scopi è spesso indispensabile liberare prima
l'intestino dalle grosse masse fecali indurite in esso contenute, utilizzando
eventualmente clisteri, supposte e lassativi.
Anche una corretta educazione all'igiene personale (con eventuali chiarimenti sulla fisiologia della
defecazione) e l'uso del rinforzo differenziale di comportamenti adattivi
sempre più adeguati possono essere elementi terapeutici.
A differenza dell'enuretico, che non sembra in genere caratterizzato da
problemi personologici e relazionali particolari, l'encopretico ha spesso
atteggiamenti, convinzioni e rapporti interpersonali particolarmente alterati
ed, in particolare, dinamiche familiari non sempre di facile interpretazione.
Gli spunti comportamentali e dietologici sopra descritti costituiscono quindi,
nella maggioranza dei casi, consigli indispensabili, ma di per sé assolutamente
non sufficienti, per condurre una terapia che sarà necessariamente prolungata a
complessa. Se però conducessimo una sia pur ottima psicoterapia a livello
individuale e relazionale senza provvedere parallelamente a normalizzare la
dieta ed a ridurre la stipsi con interventi farmacologici e comportamentali,
probabilmente gli eventuali risultati della psicoterapia stenterebbero a
comparire.
Nome
Nato il età
numero tel
Indirizzo
Professione scuola
classe
Caratteristiche
generali dell'enuresi
1.Hai bagnato il letto quasi ogni notte
dalla nascita? Si
No
(Enuresi primaria)
2.Avevi imparato a non
bagnare più il letto ma poi hai
ricominciato a farlo
dopo più di un anno che
non lo bagnavi più Si No
(Enuresi secondaria)
3.Ti bagni anche durante il
giorno ? Si No
4.Ti capita spesso di
bagnarti quando ridi, tossisci o fai sforzi?
Si No
5.Ti capita ogni tanto di
sporcarti le mutande di feci? Si No
(Encopresi)
6.Dormi con la plastica sul letto'? Si No
7.Di notte porti
pannolini? Si No
8. Di giorno porti
pannolini? Si No
9. Quante notti alla settimana
bagni il letto? (in media) 7 6 5 4
3 2 1
10. Verso che ora, di
solito, vai a letto ? ( )
11.Verso che ora,
di solito, ti svegli ? (
)
12. Hai frequenti disturbi
del sonno? (es. sonnambulismo, incubi, terrori
notturni, parli
di notte, hai un sonno
estremamente pesante, ecc.)
Specificare
……………………………….
13. Verso che ora, di solito
bagni il letto?
Prima parte del
sonno Si No
Ultime ore del
sonno Si No
Più volte per
notte Si No
Orari variabili Si No
Non so Si No
14. Qualcun altro in famiglia bagna il letto
? Si No
Se si, chi ?
Circa quante notti a
settimana? ( )
15.Qualcuno dei tuoi
familiari ha bagnato il letto oltre l'età di 5 anni'?
Si No
Se si, chi? fino
a che età ( )
16. Hai fatto in precedenza
accertamenti medici per ricercare le cause dell'enuresi'?
Si No
Se si , descrivili.
17. Soffri di allergie (ai
cibi, farmaci, pollini, ecc.)'? Si No
Elenca:
A)
le malattie che hai avuto
19.
B) eventuali malformazioni
20.
C) gli interventi chirurgici subiti
21.
E) i farmaci usati nell'ultimo anno, sottolineando quelli che usi
abitualmente
F) altre note
Caratteristiche
della minzione
22.
Al mattino devi interrompere lo studio (o il lavoro) per andare in
gabinetto
ad orinare Si No
Se si, quante volte (in
media)? ( )
23.
Nel pomeriggio devi interrompere le tue attività per andare in gabinetto
ad
orinare?
Si No
Se si, quante volte (in
media)? ( )
24. Secondo te, in media, quante volte
al giorno vai al
gabinetto per orinare? ( )
Quando vai al gabinetto per orinare,
ti accorgi di avere qualcuna delle
seguenti sensazioni?
25.
A) una grande urgenza (se non la fai subito appena senti il primo
bisogno ti
sembra di “scoppiare", non
puoi rimandare il tuo bisogno neppure di qualche
minuto anche se stai svolgendo compiti
per te importanti)?
Si No
B) bruciori o altre sensazioni
sgradevoli Si No
C) non riesci a svuotare del tutto la tua
vescica . Si No
D) qualche volta hai la sensazione di
dovere orinare
molto e poi invece ne fai poca Si No
E) qualche volta hai difficoltà ad iniziare
ad orinare? Si No
F) una volta iniziato ad orinare, potresti
interrompere
volontariamente il getto pur non
avendo finito Si No
G) ultimamente il getto dell'orina è
cambiato? Si No
Aggiungi tutto ciò che ti sembra
importante e che non è compreso in questo elenco:
Reazioni di fronte all'enuresi
Come reagiscono i tuoi
familiari quando bagni il letto? (segna anche più di una
risposta).
sgrida punisce si lamenta ignora prende
in giro
Madre
Padre
Fratelli
Altri
Note aggiuntive:
Sei stato preso in giro o svergognato per il
tuo disturbo? Si No
Da chi? Come?
Il
fatto di bagnare il letto spesso limita le possibilità di movimento di una
persona e le crea altri problemi.
Vorrei cercare di capire assieme a te i
problemi maggiori che ti pone la tua
enuresi: segna con una crocetta quelli che
tra i seguenti sono i tuoi problemi:
A) non puoi andare in
albergo
B) non puoi andare in
campeggio
C) non puoi usare il sacco a
pelo
D) non puoi andare ospite da
amici o parenti
E) i genitori non ti danno da
bere alla sera
F) vieni preso in giro in
famiglia
G) non puoi invitare gli amici a
dormire a casa tua
H)
vieni preso in giro dagli amici
I) devi portare di notte il
pannolino
L) devi mettere la plastica nel
letto
M) vieni punito dai genitori
N) devi portare il pannolino di
giorno
O) devi prendere medicine
P) ti devi lavare al
mattino
Q) ti devi cambiare al
mattino
R) dai molto lavoro in
casa
S) ti senti piccolo e un po'
sciocco
T) ti vergogni
U) hai paura che gli altri lo
vengano a sapere
V) vieni trattato da bambino
piccolo
Z) ti fa molto schifo essere
bagnato di orina
Altri problemi (specificare):
Rileggi ora questo elenco di problemi
provocati dalla tua enuresi e segna con
un numero da 1 a 5 quelli che sono,
secondo te, i peggiori: col numero 1
segnerai quello che consideri più
grave, col 2 quello che consideri un po' meno
grave del primo e così via.
26. Secondo te, come e quando passerà la
tua enuresi? (specificare)
Se
l'enuresi è secondaria, cioè hai ripreso a bagnare il letto dopo un lungo
periodo
in cui avevi imparato a non farlo:
27. A che età
avevi smesso di fare pipì a letto? ( )
28. A che età hai ricominciato? ( )
29. Sono accadute
cose particolari nei 6 mesi precedenti l'inizio dell'enuresi
(sottolinea l'eventuale risposta appropriata)
A)
Trasferimenti; B) immissione in una nuova scuola; C) bocciature;
D) malattie;
E) ricoveri; F) morte di un parente o di un amico (specificare)
G)
nascita di un fratellino; H) separazione dei genitori; I) allontanamento
prolungato di uno dei genitori; L) altro (specificare) Note
30. Hai una tua
spiegazione del motivo per cui hai ripreso a bagnare il letto?
(descrivila brevemente)
Enuresi saltuaria
Se
l'enuresi è saltuaria, cioè non bagni il letto ogni sera, hai notato se ti capita
di
bagnare il letto soprattutto se durante il giorno:
1.Ti sei affaticato
molto Si No
2.Sei
spaventato o preoccupato Si No
3.Sei andato a
letto in orario diverso dal solito Si No
4.Hai mangiato
cibi particolari Si No
5.Hai avuto la febbre o sei stato male Si No
6.Bagni più
frequentemente quando hai le mestruazioni
Si No
7.Ti sembra di
notare segni spontanei di miglioramento?
Si No
Aggiungi tutte le osservazioni e le note
che tu pensi possano aiutare a comprendere
meglio le caratteristiche della tua enuresi.
F.M.
ROVETTO: Enuresi ed encopresi; Masson Italia Editori, 1987
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GIOV |
VEN |
SAB |
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